È stato pubblicato il 38° Rapporto Covid19 del 2020 dell’Istituto Superiore di Sanità, dedicato alla celiachia e realizzato con il contributo dell’Associazione Italiana Celiachia. Il documento è il punto di riferimento scientifico sul tema che dovrà guidare medici, amministratori della sanità e associazioni nel supporto di informazione ai pazienti, oltre che nella definizione delle politiche sanitarie necessarie.
Abstract:
Indicazioni ad interim per un’adeguata gestione delle persone affette da celiachia nell’attuale scenario emergenziale SARS-CoV-2. Versione del 29 maggio 2020.
Marco Silano, Luigi Bertinato, Monica Boirivant, Maurizio Pocchiari, Domenica Taruscio, Gino Roberto Corazza, Riccardo Troncone
2020, ii, 8 p. Rapporto ISS COVID-19 n. 38/2020
La celiachia (o malattia celiaca) è una permanente malattia sistemica / enteropatia immuno-mediata, scatenata dal glutine in soggetti geneticamente predisposti. L’unico trattamento ad oggi efficace per questa condizione è una rigorosa dieta senza glutine per tutta la vita. In Italia si stima che la prevalenza della celiachia sia intorno al 1%, corrispondente a circa 600.000 celiaci. Di questi, poco più di 214.000 sono diagnosticati. Allo stato attuale delle conoscenze, è plausibile che le persone con celiachia non complicata, in trattamento dietetico e senza segni clinici e sierologici di attività di malattia in corso e in buono stato di nutrizione, non presentino un maggior rischio, rispetto alla popolazione generale, di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2 o di un avere un decorso più sfavorevole. I celiaci che non seguono un adeguato trattamento dietetico, che hanno sviluppato complicanze, in particolar modo l’iposplenismo, o che presentano una malattia auto-immune associata alla celiachia, sono a più alto rischio infettivo, rispetto alla popolazione generale.
Pertanto:
Al momento attuale, non ci sono in letteratura studi che indagano direttamente il rischio di COVID-19 nei celiaci. In considerazione delle evidenze indirette disponibili, è plausibile che le persone con celiachia non complicata, in trattamento dietetico, senza segni clinici e sierologici di attività di malattia in corso e in buono stato di nutrizione, non presentino un maggior rischio, rispetto alla popolazione generale, di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2 o di un avere un decorso più sfavorevole.
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